Il clima
della Romagna
La Romagna è costituita, partendo
da Est, dalle provincie di Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena
e parte della provincia di Bologna, sino a Castel
S. Pietro escluso (seguendo il torrente Sillaro ad
ovest ed il Reno a Nord). Il punto più in alto è il M. Falco, che arriva a
1658 metri s.l.m., mentre il punto più basso è di 0 metri (che arriva a -3
metri nel ferrarese). Il
clima che caratterizza questa regione è piuttosto particolare, particolarità
data specie dalla presenza degli Appennini e, per una certa percentuale,
anche dalla presenza del mare. Questa zona d’Italia è certamente da inserire
nell’Italia del nord, dato che vi è un clima sub-continentale accentuato
(eccetto le zone costiere, sino a circa 15 km dal mare), che vedremo poi. La
Romagna, climaticamente parlando, si può suddividere in 5 zone. La prima,
sempre partendo da Est, è costituita dalle coste (sino a circa 10-15 km da
esse) e dalla zona sud-orientale dove questo tipo di clima si addentra un po’
più verso l’entroterra sino a Cesena (Cesena è una via di mezzo tra la prima
e la terza zona). La seconda è delineata dalla provincia di Ravenna (la
cosiddetta "bassa") escludendo la zona a Sud (e anche quella
strettamente a Nord) della Via Emilia. La terza si identifica nella zona
compresa tra Forlimpopoli (a metà via tra Cesena e
Forlì) e Castel Bolognese escluso (tra Faenza e
Imola); inoltre il lato Sud è delineato dagli Appennini mentre il lato Nord
dalla, diciamo così, seconda zona climatica a cui ho accennato prima. La
quarta è la rimanente parte della Romagna, cioè la zona da Castel Bolognese a Castel S.
Pietro escluso. Infine, la quinta, è costituita dagli Appennini. E ora
iniziamo a descrivere ogni peculiarità di queste cinque zone, ricordando che
questa divisione non è precisissima a causa, ad esempio, delle locali brezze
di mare e/o di monte (in quanto non potevo dividerla in mille zone rendendo
molto più confusa la situazione) ma, ogni regione climatica, è piuttosto diversa
dall’altra: zona
1) Questa è la zona che viene decantata dai mass-media escludendo tutte le
altre, facendo apparire la Romagna tutta uguale, mentre invece si tratta solo
di ¼ di tutto il territorio. E’ la zona meno fredda di tutta la Romagna e la
meno continentale. La parte meridionale è caratterizzata da un clima meno
nebbioso e più mite ma più piovoso, a differenza delle coste ravennati dove
la nebbia è più presente ma le piogge si presentano meno di frequente. Le
escursioni, sia giornaliere che annuali sono, ovviamente, ridotte rispetto
alla restante Romagna, in quanto questa zona ha un clima che risente
dell’influsso del mare. Non rare le mareggiate con forti venti di Bora (non è
un caso unico che d’inverno, durante le irruzioni di aria gelida da N/E, il
mare riesca a giungere sino in fondo alla spiaggia, seppur vengano innalzate
barriere di sabbia alte anche 3 metri) mentre, un altro vento tipico della
parte sud-orientale, è quello caldo di caduta dagli Appennini da S/W che, per
compressione, si riscalda e diventa secco e porta le temperature a livelli
alti (è il foehn appenninico, chiamato anche pseudo-foehn e Garbino nel solo riminese), sino a punte
locali di 20°c anche d’inverno (ma esiste anche quello freddo), favorendo
un’ombra pluviometrica sulla Romagna con annesse schiarite favoniche, che persisteranno sin quando il vento, col
progredire della perturbazione atlantica, non girerà da S/E. Questo vento,
presente anche nella terza zona, si attiva, di solito, di sera o di mattina e
non dura, in genere, più di 12 ore. Ultimamente questo vento risulta meno
presente d’estate (in queste condizioni, specie al mare, la situazione non è
delle più comode…) e più presente d’inverno, anche
se non è frequente. Le nevicate si presentano circa ogni 2 anni, eccetto la
parte sud-orientale (coste escluse), dove queste si verificano ogni anno. Il
massimo precipitativo si ha, come in tutta la regione e in tutto il Nord
Italia, in autunno, mentre in estate le precipitazioni hanno carattere quasi
esclusivamente temporalesco; zona
2) La zona certamente più nebbiosa di tutta la Romagna è questa in questione,
con vari giorni di nebbie persistenti e fitte che vanno da ottobre ad aprile
(ed occasionalmente negli altri mesi). Questa caratteristica permette di
avere temperature massime medie piuttosto basse specie d’inverno. La
provincia di Ravenna è la zona meno piovosa della Romagna, in quanto le
restanti zone che ho delimitato risentono dell’influenza del mare (la prima)
e dell’effetto stau. La parte sul confine di N/E di
questa zona è leggermente mitigata dalle Valli di Comacchio. In inverno
soprattutto, le temperature minime, in presenza dell’Anticiclone
Russo-Siberiano, risultano le più basse di tutta la regione, in quanto,
l’aria fredda ferma, come lo è in presenza dell’anticiclone sopraccitato,
risultando più pesante di quella calda, rimane nelle zone più basse del
territorio (e, in questa regione, questa zona è la più depressa). Infine,
questa zona è quella che probabilmente vede, anche se in maniera minore come
quantità, i più forti temporali e violentissime grandinate; zona
3) è la zona più nevosa di tutta la regione - specie nella parte compresa tra
Forlì e Faenza Est - e anche di tutta Italia (a livello di pianura), specie
per quanto riguarda la frequenza e la qualità delle nevicate (circa 3-4 volte
l’anno di apporti al suolo di neve, solitamente farinosa o seguita da un
periodo molto freddo; certamente non nevicate da cuscinetto). Questa sua
peculiarità è data dalla lontananza non esagerata dal mare che umidifica i
venti secchi da N/E e dalla vicinanza agli Appennini (accentuato effetto stau durante le irruzioni di aria gelida da N/E). Secondo
un studio del Professore Merlini, Forlì è la città più umida della Romagna e
tra le più umide d’Italia, che, a livello personale, non condivido. Un’altra
particolarità della terza zona è lo pseudo-foehn,
che risulta meno presente nella quarta. Questo inibisce le piogge in presenza
di una perturbazione che provenga troppo da N/W, in quanto questa situazione
favorisce venti da S/W e conseguentemente, anche se certamente non sempre, pseudo-fhoen. Solo a fine evento le piogge si
presenteranno. Specialmente nella zona tra Faenza e Castel
Bolognese sono frequenti i temporali estivi, dato che Forlì è leggermente
troppo distante dagli Appennini, mentre da Cesena in poi l’influenza delle
brezze marine estive mitigano leggermente le temperature, sfavorendo le
termiche. Pericolosi sono i temporali auto-rigeneranti che si formano vicino
agli Appennini: in pratica un temporale favorisce la formazione di un
successivo temporale (ora non sto a spiegare il motivo), in una zona così
conformata, fenomeno che, se accade, si esaurisce solo nella tarda serata,
quando la temperatura decresce, aumentando di molto situazioni di
allagamenti; zona
4) è la parte più continentale probabilmente dell’intera regione. Non
presenta caratteri particolari. Forse, come media annuale, è quella con le
temperature più basse. zone
5) è la parte di tutta la catena appenninica più fredda d’Italia (Appennino
emiliano escluso), in quanto è esposta ai venti molto freddi da N/E.
D’inverno la neve, dai 1000 metri in su, è mediamente alta circa un metro e,
non rare, sono le situazioni che vedono più di due metri sulle cime. In
provincia di Forlì ci sono le, mai ricordate, Foreste Casentinesi, la più
grande e fitta foresta d’Italia, un vero spettacolo della natura quasi sempre
ignorata dai mass-media a favore di meno di un centinaio di chilometri di
spiagge e acque sporche dell’Adriatico Settentrionale. Gli Appennini, come
ricordato, condizionano molto il clima romagnolo, in quanto producono effetto
stau e effetto favonico
in determinate situazioni, oltreché a favorire i temporali estivi. Più volte,
una volta raggiunta la cima, si possono osservare due tipi di tempo
completamente opposti da un versante all’altro. Le temperature più basse
possono raggiungere i –15/-20°c. In
sintesi, il clima romagnolo vede la prima zona quella meno fredda, la seconda
la più nebbiosa, la terza la più nevosa e, probabilmente, la più interessante
in quanto vede la presenza di tutte le situazioni meteorologiche (neve,
vento, nebbia, grandine, temporali…), la quarta
quella più continentale e, l’ultima, quella con clima più rigido. Per
dare un’idea della continentalità della regione, presento il divario termico
tra le temperature medie del mese più freddo e del mese più caldo del 2001 a
Forlì (presento questo dato perché è il più recente e perché è della mia
città, ma è un dato valido all’incirca per tutte le zone e per tutti gli
anni): oltre 24,62°c di divario! Si consideri, per fare un esempio, che,
analizzando solo la temperatura, uno scarto superiore ai 20°c sia da
considerare da clima continentale; perciò, in questo caso, siamo ben oltre
tale limite. Inoltre, un altro indice di continentalità, è dato, come detto
prima, dal massimo precipitativo presente in autunno. Gli estremi di
temperatura registrati in pianura, vanno da –25,6°c di Alfonsine
(RA), agli oltre 40°c registrati nell’estate 2000 in qualche città, come a
Faenza (RA). La
media delle precipitazioni va dai circa 500 mm. annui della
"bassa", agli oltre 800 mm. dell’imolese, montagne escluse dove,
gli apporti, naturalmente, sono superiori. Per
quanto riguarda il vento, in estate è prevalentemente da N/E, in autunno da
W, d’inverno da W/N/W e da N/E e in primavera è variabile. Da segnalare che,
il 26/12/99, a Forlì vennero toccati i 146 km/h di vento, durante una
profonda depressione di 976 mb. La
nebbia, per più giorni può perdurare al suolo, specie nella bassa, per interi
giorni e non è raro che d’inverno, in situazione anticiclonica, la nebbia si
sollevi, divenendo ancor più difficile da scalzare da possibili venti,
provocando una situazione di forte freddo al suolo anche per una settimana su
tutto il territorio mentre, caso mai, al N/W d’Italia, il vento ha già
rasserenato il cielo. Ed
eccoci alla neve. Questa, come accennato prima, non si presenta quasi mai per
effetto cuscinetto (eccetto sulla parte più occidentale della Romagna) in quanto,
sul versante adriatico, i venti da S/W e da S/E che anticipano una
perturbazione atlantica si manifestano in via anticipata rispetto al N/W,
riscaldando l’aria. Ma, certamente, preferisco le nevicate che si hanno da
noi, con temperature molto più basse, anche se risultano meno abbondanti per
il fatto che le perturbazioni atlantiche sono più ricche di umidità rispetto
ai venti di Bora. Inoltre, queste si hanno, per le condizioni grazie alle
quali si creano (cioè grazie ad irruzioni gelide da N/E), all’inizio di un
periodo freddo, e non alla fine, consentendo di rimanere al suolo per più
giorni, diversamente da quanto accada nel settore W del Nord Italia. Per
quanto riguarda le stagioni, infine, la primavera risulta foriera di piogge
e, soprattutto a marzo, e a volte ad aprile, di forti colpi di coda
dell’inverno, che portano ghiacciate e nevicate sino in pianura. Non di rado
nella terza decade di maggio si verifica un anticipo d’estate a cui fa
seguito una prima parte di giugno con piogge e temperature relativamente in
picchiata. Dalla seconda metà di giugno inizia l’estate, la quale è afosa e
piuttosto secca, specie nella provincia forlivese, con qualche temporale,
specie nel ravennate e nell’imolese-faentino. E’ certamente la stagione più
noiosa, specie per quanto riguarda noi forlivesi. Le prime avvisaglie
dell’autunno si hanno a inizio settembre. L’autunno si conclude attorno alla
metà di novembre. In questo periodo le piogge sono consistenti. Attorno al
15-20 di novembre si ha un brusco calo delle temperature, con ghiacciate e
possibili nevicate in pianura. Poi arriva l’inverno che dura sino a inizio
marzo, con un leggero e momentaneo aumento termico nella prima metà di
febbraio. Le piogge non sono molto consistenti e, generalmente, l’apporto
idrico è dovuto in maggior percentuale, alle nevicate. Quindi, il clima romagnolo,
presenta varie tipologie. E’ un clima particolare, data la presenza degli
Appennini e alla sua esposizione alla Bora, ma certamente non è quello
presentato dalla TV (che non parla sistematicamente mai di eventi eccezionali
accaduti in Romagna e, soprattutto, di tutte le consistenti nevicate che si
verificano), che cerca solo nicchie di microclima presenti solo sulle coste
meridionali e nella zona di Brisighella, senza
valorizzare la bellezza delle Foreste Casentinesi o ignorando le piste da sci
aperte da fine novembre a fine aprile/inizio maggio e facendo apparire la
Sicilia gelida al confronto della Romagna…Sono i
dati a parlare: esistono una continentalità e una media di precipitazioni,
temperature e nevicate veramente invidiabile da chi ama il freddo e la neve,
specie nella fascia che va da Forlì a Faenza. Sono soddisfatto del clima
romagnolo (detto da parte di un malato terminale di neve e gelo)! |